Descrizione
Ha portato nelle scuole e nella sala consiliare del Comune di Ancona la sua testimonianza di emancipazione, riscatto e umana solidarietà, nella giornata di oggi, Luisa Patzan, una giovane di famiglia numerosa di un povero villaggio del Guatemala entrata nel programma di sostegno a distanza promosso da “Sulla Strada ODV” e accolta in questi giorni dal Comune di Ancona nell’ambito del progetto “Adotta un Popolo”. Luisa, che grazie all’aiuto dell’associazione ha potuto lasciare un lavoro pericoloso in una fabbrica di fuochi d’artificio (un mestiere a cui sono costretti molti bambini, con turni di dieci ore al giorno e compensi miserabili), e dedicarsi al percorso di studi di infermiera e svolge oggi il suo lavoro presso un centro medico avviato da Sulla Strad onlus è in Italia, in primis ad Ancona, per partecipare all’ VIII assemblea ONU dei Popoli che si tiene ad Assisi da domani, 9 ottobre fino al’11 ottobre, a ridosso della Marcia per la Pace Perugia-Assisi, di domenica 12 ottobre. La ragazza, accolta e accompagnata dal presidente del Consiglio comunale Simone Pizzi, ha portato la sua testimonianza in stamane e presso le “Donatello” e il Liceo scientifico “Savoia” con il fine di stimolare una consapevolezza e una riflessione profonde: trasformare ogni città in un autentico “cantiere di pace e di futuro”, coltivando una coscienza e una cultura di pace che si esprimano attraverso la cura dell’altro, dell’umanità e del pianeta. per poi partire alla volta di Perugia.
Nel pomeriggio ha presenziato all’incontro pubblico nella sala consiliare del Comune: “Il riscatto dei poveri, un’esperienza dal Guatemala” , aperto con i saluti (vedi testo a seguire) del presidente del consiglio comunale Simone Pizzi, che rappresenterà il Comune di Ancona all’Assemblea Onu dei Popoli e alla Marcia della Pace, del Presidente dell’“Università per la Pace”, Mario Busti, e dal presidente dell’ associazione “Sulla strada”, Carlo Sansonetti” che da lungo tempo segue il progetto in Guatemala e conosce la giovane infermiera.
* Intervento del Presidente del Consiglio Comunale di Ancona
per l’incontro “Il riscatto dei poveri – Un’esperienza dal Guatemala”
(in collaborazione con l’Università per la Pace)
È con sincera emozione e con profondo senso del dovere civico che porto, a nome del Sindaco Silvetti e del Consiglio Comunale di Ancona, il saluto ufficiale a questo incontro dal titolo quanto mai eloquente: “Il riscatto dei poveri – Un’esperienza dal Guatemala.”
Desidero ringraziare l’Università per la Pace, l’associazione Sulla Strada ODV e tutte le realtà che, con impegno e competenza, rendono possibile questo spazio di testimonianza e di dialogo.
La vicenda di Luisa, giovane donna guatemalteca capace di trasformare la povertà in servizio, non è soltanto una storia di riscatto individuale: è un segno universale, che ci invita a guardare la povertà non come una fatalità, ma come una ferita che interpella la giustizia.
Luisa non ha trattenuto per sé quel bene ricevuto: ha scelto di restituirlo, formandosi come infermiera e lavorando oggi nel poliambulatorio Yatintò – che in lingua maya significa: “mi prendo cura di te”. Una frase che, da sola, è programma di pace, atto politico, gesto profondamente umano.
Questa vicenda – come tante altre che oggi restano nell’ombra – ci obbliga a guardare in faccia una realtà che troppo spesso preferiamo ignorare: la povertà come condizione strutturale, non come incidente di percorso.
Lo sviluppo è il nuovo nome della pace.
E la giustizia, prima ancora che un dovere sociale, è la condizione morale della pace stessa. La pace non è l’assenza di conflitto, ma la fatica quotidiana di costruire relazioni giuste, capaci di misericordia.
Questa “fatica del bene” è il cuore della vita civile e la sfida della politica autentica: cercare l’incontro anche dove sembra impossibile, coltivare la speranza anche nel dissenso, costruire ponti dove prevale la diffidenza. Già Papa Leone XIII, nella Rerum Novarum, ammoniva che “la miseria dei poveri non deve mai essere considerata come un fatto naturale, ma come una ferita da sanare nella giustizia.” E a più di cento anni il suo successore Leone xiv ha parlato ancora di “una pace disarmata e disarmante”: una pace che non nasce dal timore, ma dalla fiducia reciproca; non dall’equilibrio delle armi, ma dalla forza morale della verità e del rispetto umano.
Una pace che persuade perché è giusta, e che convince perché è mite.
Come ricordava Alcide De Gasperi, “quando si fa politica per i poveri e non per il potere, si fa politica con la coscienza.” Sono parole che suonano oggi di un’attualità impressionante.
E risuona accanto a lui Giorgio La Pira, con la sua visione limpida e concreta: “La pace non si prepara con le armi, ma con le case, le scuole, il pane e la giustizia.”
Una lezione di realismo evangelico che parla anche al nostro tempo.
Ancona, città di porto e di confine, è storicamente porta d’Oriente, luogo di approdo e di partenze, da cui – secondo la tradizione – San Francesco d’Assisi partì per la Terra Santa con il suo messaggio di fraternità universale e di pace.
Oggi, quello spirito di incontro e di fiducia continua a ispirare la nostra comunità civile: Ancona vuole essere, nel suo tempo, ponte di dialogo tra le genti e città della pace.
È una città che si riconosce nella solidarietà, nella difesa dei diritti, nella cultura dell’ascolto.
Per questo, oggi più che mai, rinnova il suo impegno per la pace —
una pace che vogliamo sentire vicina all’Ucraina, a Gaza e in Medio Oriente, al Sudan e a ogni terra dove la dignità umana è violata.
Le città, con la loro capacità di incontro e di prossimità, sono chiamate a essere laboratori di pace, luoghi in cui la differenza non genera paura ma conoscenza, non divisione ma convivenza.
La pace non è un sogno ingenuo, ma la vocazione più realistica dell’umanità: nasce da mani che lavorano, da parole che riconciliano, da sguardi che accolgono.”
Essere “artigiani di pace”, dunque, significa custodire questa vocazione nella concretezza del quotidiano, nei gesti minuti e nelle scelte collettive.
Significa credere che ogni atto di solidarietà, ogni impegno per la giustizia sociale, è un mattone nel cantiere della pace.
A nome del Consiglio Comunale di Ancona, desidero ribadire che crediamo profondamente nel valore di questi momenti:
perché il futuro si costruisce anche così — ascoltando una voce lontana che ci parla da vicino, intrecciando memoria, coscienza e responsabilità.
Che questo incontro sia un seme di riflessione, un invito alla corresponsabilità e una promessa di pace disarmata e disarmante.
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Ultimo aggiornamento: 9 ottobre 2025, 11:02